Stangata al Non Profit. Il Governo “promette” una retromarcia.

Volontario con dei bambini

Nella nuova Legge di Bilancio, in esame alla Camera in questi giorni, è previsto l’adeguamento all’aliquota ordinaria anche per il Terzo Settore. A seguito dell’abrogazione dello speciale regime agevolato previsto dall’art. 6 del D.P.R. 601/1973, ci sarà un raddoppio della tassazione, dal 12% al 24%.

Critico Bassetti, presidente della Cei «Il raddoppio dell’Ires al non profit? Una provocazione».

«Il nostro Paese sta vivendo un momento difficile, ma non mi sarei aspettato di vedere colpito il volontariato e tutto ciò che rappresenta: si tratta di migliaia di istituzioni senza fini di lucro, che coprono uno spettro enorme di bisogni ed esigenze, da quelle ambientali a quelle sanitarie, da quelle di supporto alla coesione sociale e di contrasto alla povertà a quelle ricreative, culturali ed educative».

Durissimo anche il commento del presidente dell’Acri e di Fondazione Cariplo, Guzzetti.

«Negano il futuro ai bambini e applaudono. E’ una misura assurda, si va a tassare chi, come le fondazioni che erogano oltre un miliardo all’anno, cerca di fare del bene»

La norma danneggerà migliaia di enti benefici e fondazioni di ricerca, che agiscono in favore di bambini, disabili e poveri. Ma il governo promette di cambiarla.

IL DIETRO-FRONT DEL GOVERNO

Dopo le crescenti polemiche da tutto il mondo del non profit italiano, sono intervenuti i massimi esponenti del governo.

Il primo a parlare è stato Luigi Di Maio. La misura «va cambiata nel primo provvedimento utile. Si volevano punire coloro che fanno finto volontariato ed è venuta fuori una norma che punisce coloro che hanno sempre aiutato i più deboli».

A seguire il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte ha scritto su Facebook «Provvederemo quanto prima, a gennaio, a intervenire per riformulare e calibrare meglio la relativa disciplina fiscale».

Ultimo il Ministro dell’Interno Matteo Salvini «Dopo aver incontrato e ascoltato tanti presidenti e associazioni, garantisco l’impegno del governo a intervenire per aiutare le tante associazioni di volontariato che utilizzano solo a scopi sociali i loro fondi, ci sarà invece massimo rigore con i “furbetti” che fanno altro».

IL VICEMINISTRO CASTELLI DIFENDE LA NORMA

A difendere la norma polemizzata invece, il viceministro dell’Economia Laura Castelli.

 «È giusto: se sei del terzo settore “enti ecclesiastici e non” si presuppone che tu non faccia utili visto che sei senza scopo di lucro. Noi tassiamo i profitti delle no profit mica tassiamo i soldi della beneficenza!».

In replica a questa discutibile dichiarazione, è intervenuta Claudia Fiaschi, portavoce del Forum Terzo settore.

«Sorprende la dichiarazione della viceministra Castelli, che sembra dimenticare che il Terzo settore, le organizzazioni senza scopo di lucro, non possono in alcun modo distribuire gli utili. Essi devono essere interamente reinvestiti nell’attività. Tassare gli utili delle organizzazioni di volontariato alla stregua di qualsiasi impresa speculativa significa semplicemente meno risorse per il reinserimento dei disabili, meno attività di contrasto della povertà minorile, meno attività culturali nelle periferie emarginate, detto in altri termini: meno sociale e più povertà».

“Non Profit”, non vuol dire che l’ente non generi guadagno. La differenza sostanziale con gli altri enti è che gli utili non si traducono in profitto, cioè non è distribuito tra i membri dell’organizzazione stessa, cioè soci o membri del direttivo.

La distribuzione degli utili è vietata, anche indirettamente, ed è quindi vincolata la destinazione alle attività istituzionali dell’organizzazione.

I soldi ricavati vengono messi da parte e reinvestiti per finanziare le attività dello stesso ente, tra cui nuovi progetti o attività future.

L’affermazione di Laura Castelli è stata smentita poco dopo sia da Luigi Di Maio sia dal premier Giuseppe Conte.

CHI VIENE PENALIZZATO CON QUESTO AUMENTO?

In un articolo su VITA.it, Gianpaolo Concari e Carlo Mazzini fanno un po’ di chiarezza.

Ne riportiamo un estratto.

La norma non colpisce tutto il Terzo settore o, come si dice nelle chiacchiere da bar, il volontariato. La norma va ad abolire l’articolo 6, D.P.R. 601/73 che prevede l’applicazione dell’Ires ridotta alla metà sui redditi di:

  • enti e istituti di assistenza sociale e società di mutuo soccorso;
  • enti ospedalieri;
  • enti di assistenza e beneficenza;
  • enti risultanti dalla trasformazione delle IPAB (cfr. art. 4 c. 2 D.Lgs. 207/2001);
  • istituti di istruzione e di studio e sperimentazione di interesse generale senza fini di lucro, corpi scientifici, accademie, fondazioni e associazioni storiche, letterarie e scientifiche, di esperienze e ricerche aventi scopi esclusivamente culturali;
  • enti il cui fine è equiparato per legge ai fini di beneficenza o all’istruzione;
  • istituti autonomi delle case popolari (IACP) e loro consorzi e società, costituite e operanti al 31 dicembre 2013, aventi le stesse finalità degli IACP, rispondenti ai requisiti dell’UE in materia di “house providing”.

 che, per poter godere dell’aliquota Ires al 12%, devono essere dotati di personalità giuridica.

LE CONCLUSIONI DI CLAUDIA FIASCHI

«Prendiamo atto del dietro-front del governo sull’aumento della tassazione Ires per il volontariato», ha dichiarato la portavoce del Forum Terzo Settore Claudia Fiaschi.

«Resta fermo che con l’approvazione della manovra così com’è, nelle intenzioni dell’esecutivo si scrive un’ipoteca sul destino del Terzo settore italiano. Attendiamo quindi la tempestiva convocazione dell’annunciato incontro di chiarimento per trovare le correzioni alle previsioni della manovra e discutere degli strumenti di promozione del Terzo settore e del completamento della riforma e passare così dalle parole ai fatti».

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